Quel goal che vale tanto. "Una liberazione, ho pianto di gioia"
Sesto minuto del secondo tempo supplementare. Che tradotto significa 112esimo minuto di un gara che sembrava senza fine, troppo importante per la posta in palio e per le motivazioni delle due contendenti. Da una parte il Novoli di mister Simone Schipa che, davanti ai proprio tifosi in un “Toto Cezzi” pieno all’inverosimile si vogliono tenere stretta l’Eccellenza Pugliese; dall’altra la Vigor Trani di mister Muzio Fumai, che vuole completare la rincorsa intrapresa nel girone di ritorno e salvare in extremis un campionato, oltre alla dignità di una società pugliese storica e blasonata. Un play-out, anche e soprattutto per questi motivi, è una gara da “dentro o fuori”, una sfida che segna a brevissima distanza l’inferno dalla gloria. Quello vissuto domenica 30 aprile, poi, sembrava non volersi decidere mai. Almeno fino al colpaccio di chi dell’estro e della fantasia ha fatto la sua ragione di vita, realizzato nel modo più bello e più stravagante che un calciatore può sognare in carriera, regalando una gioia indimenticabile ai suoi tifosi ed entrando di diritto nella storia calcistica novolese. Cosa chiedere di più?
Un segno del destino per Francesco Giorgetti, in questo campionato difficile e strano anche per lui. Partenza a razzo e sei goal in altrettante partite, una media che faceva presagire un campionato da record e da protagonista assoluto. Poi un periodo di crisi per tutto l’ambiente, un fastidioso e lungo infortunio al piede e tanta sfortuna che, unita al digiuno dei rossoblù coinciso con l’entrata nella zona play-out, ha complicato tutto. Una sorta di riscatto, questo goal e questa vittoria, anche per lui che ha sofferto più di tutti. “E’ stato bello, forse più bello di altri traguardi conquistati - assicura l’attaccante galatinese. A Novoli mi sono trovato sempre bene, basti pensare che raramente mi capita di restare per lungo tempo in una squadra, per cui ho sofferto nel subire passivamente questa crisi di risultati e non poter aiutare il gruppo per una serie di problemi, tra cui anche qualche situazione personale che mi ha destabilizzato”. Lo confida a bocce ferme, quasi a scusarsi con quei tifosi che da lui pretendevano il massimo. “E’ stato un anno particolare, un cammino in salita in cui volevamo dimostrare la nostra vera forza ma non ci siamo riusciti. Nel calcio questo aspetto è importante, ma non ci siamo disuniti e questo valore alla lunga è uscito fuori e ci ha permesso di portare al termine la missione, seppur fino all’ultimo minuto dell’ultima gara possibile. E’ normale che i tifosi hanno sofferto con noi e ci hanno chiesto maggiore impegno, è nomale ricevere critiche se non ci si esprime a certi livelli. A me, più di tutto, sono servite le coccole dei miei compagni e dello staff, delle gente che ha sempre creduto in me, nonostante tutto”.
Importa poco e niente, oramai, non essere riusciti a superare la soglia dei 10 goal, se vogliamo l'ennesima conferma che quella appena finita è stata davvero una stagione bizzarra rispetto alle altre, chiuse sempre dal gioiellino cresciuto in casa Lecce con 12/13 realizzazioni annuali. Basta e avanza, però, sia per l’importanza che per la pregevolissima fattura, quello slalom tra tre avversari tranesi, aver superato anche l’estremo difensore biancoceleste Di Candia e aver infilato la palla in fondo alla rete. E’ bastato questo per dimenticare tutto, mandare tutto al diavolo e lasciarsi andare a un’esultanza che ha fatto esplodere di gioia la tribuna. Una corsa che ha rivelato a tutti il lieto fine di quella che sembrava voler diventare una storia brutta. Un misto di rabbia e commozione che ha contagiato davvero tutti e che è culminato, a fine gara, in un lungo ed emozionante abbraccio con il tecnico Schipa. “Mi sono emozionato nel vedere piangere di gioia tanti tifosi - racconta Giorgetti. A questi livelli è sinonimo di passione per i propri colori, d'amore per il proprio paese, di impegno per portare avanti un progetto in cui tutti credono. Ho voluto dedicare questo goal a una persona speciale, il presidente Francesco Murra, e questa vittoria a un uomo vero soprattutto fuori dal campo, che ha sempre creduto in me, che mi ha compreso anche solo guardandomi negli occhi. Con mister Schipa è nato un rapporto speciale, forse perché siamo accomunati dallo stesso difetto di parlare poco ed esternare le sensazioni, sia positive che negative. In settimana ci aveva chiesto di vincere per lui, per la gente, per noi stessi ed essere riusciti a portare a termine questa impresa è il miglior regalo che potevamo tributare a lui ed al suo staff. Sinceramente ho voluto abbracciare lui prima di tutti i miei compagni, perchè meritava più di tutti questo successo. Lo ringrazio di cuore perché ha difeso e messo sempra avanti a tutto il gruppo, i suoi uomini, noi. E me in partcolare”.
Novoli, 04 maggio 2017 - Foto di Immaginario XII