Potì, cuore di capitano. "Dedicata a chi ci ha sempre creduto"

07.05.2017

Partiamo dalla fine, da quelle lacrime di gioia che cancellano un'annata difficile, che danno un peso speciale all'ultima vittoria, che permettono di festeggiare insieme alla propria gente, ai propri amici, ai propri tifosi, a chi c'è sempre stato, chi ci ha sempre creduto. Emozioni forti per chi vive il calcio non solo come sport, ancora più forti per chi indossa la fascia di capitano e, nel campo, porta la maglia e i colori del proprio paese. Sensazioni uniche per chi, di lacrime, su quello stesso campo e con la stessa maglia, ne ha versate tante quando sono arrivate le delusioni. "Alla fine è andata come volevamo e come ci meritavamo - afferma Luca PotìIl calcio è anche e soprattutto emozioni, condividere questa vittoria con tutta la nostra gente è stato un momento in cui era impossibile trattanere le sensazioni. Per me, personalmente, c'era da riscattare quel maledetto play-out con i Delfini, per tutti la voglia di salvare questo progetto sportivo creato mattone dopo mattone, che ci sta facendo vivere momenti sportivi veramente d'eccellenza. Siamo stati bravi a controllare la rabbia e la delusione dei tanti ostacoli incontrati durante la stagione, abbiamo fatto quadrato intorno al gruppo, abbiamo lavorato sodo e con professionalità, insieme allo staff e alla società, per conquistare questo obiettivo in cui, oramai, in pochi ci credevano. E' stato davvero bello regalarlo ai novolesi, quelli presenti, quelli che erano lontani dal calcio e sono avvicinati per questa finale, a chi è fuori regione con il fisico ma con il cuore era con noi sugli spalti, ai cuori rossoblù che ci hanno lasciato ma che non dimenticheremo mai".

Sesto anno da leader, una carriera importante in giro per i campionati dilettantistici pugliesi sempre da protagonista e, oggi, bandiera di un gruppo che punta sui valori e non solo sul tasso tecnico o sui grandi nomi. "Essere una famiglia è stato sempre il nostro punto di forza - confida - perchè prima di tutto vengono gli uomini e poi i calciatori, un aspetto da non sottovalutare perchè permette di guardarsi negli occhi e creare rapporti veri nello spogliatoio. Personalmente sono stato sempre apprezzato nelle precedenti esperienze (Nardò, Tricase, Galatina, Manduria, Brindisi, Casarano, Maglie) sia per i risultati che per le doti umane, ma giocare per il proprio paese è un'esperienza unica anche per il senso di responsabilità che ci si sente sopra. Da capitano bisogna mantenere l'equilibrio di un gruppo che, come è normale, vive degli alti e bassi dei suoi componenti. A Novoli, lo dico con un pizzico di orgoglio, sotto questo aspetto non ci sono mai stati problemi, con la società, con lo staff tecnico, con lo staff medico e con i tifosi, a cui va il mio personale ringraziamento e quello della squadra per tutti gli sforzi, i continui sacrifici e il sostegno mai mancato. Siamo una realtà, apprezzata, e questa è la vittoria più bella".

Dediche e futuro, infine, sono il lato più dolce delle vittorie, perchè danno la possibilità di guardare contemporaneamente al passato e al futuro. A 35 anni, capitan Potì sceglie la famiglia, la sua, sempre presente, e quella che da qui a qualche mese andrà a formare. E poi c'è sempre quella rossoblù. "Voglio fare una dedica speciale - conclude - alla mia futura moglie, alla mia famiglia che mi ha sempre accompagnato nel calcio vivendo le mie stesse emozioni, agli amici sempre presenti in tribuna, ai nostri tifosi che non ci hanno lasciati mai soli, ovunque si giocava. Ai miei compagni, anche a chi ha fatto parte di questa esperienza per parte del campionato dando comunque il suo conttributo, al mister con il suo staff, alla società con tutti i suoi collaboratori va il grazie più grande perchè questa impresa è frutto di un lavoro di squadra, di gruppo vero, di una famiglia che attorno a un tavolo discute con serietà di obiettivi, risultati e, quando ce n'è stato bisogno, anche di problemi. Vivremo un altro anno nel massimo campionato pugliese e questo può, anzi deve, essere un orgoglio per il nostro paese. Io, a 35 anni, mi sento di essere ancora utile a questa causa. Non conta la carta d'identità, conta cosa si porta in campo, per cui se la società dovesse ancora credere in me sono già da ora pronto per scrivere nuove pagine di questa favola insieme".

Novoli, 07 maggio 2017 - Foto Immaginario XII 

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