La felicità di mister Manco. "A Novoli si respira passione viscerale, società e tifosi meritano gente motivata e ambiziosa"

22.04.2023

Mister Andrea Manco è l'emblema di questa salvezza. Tanto per il risultato raggiunto che, a un certo punto del campionato (la sconfitta interna con il Gallipoli Football o quelle esterne contro l'Otranto e il Ginosa) sembrava davvero un'utopia, quanto per un'idea di gruppo, di lavoro, di applicazione, di gioco e di carattere che è riuscito a trasmettere. Un carattere umile perchè fondato sul sacrifico, ma anche passionale e sanguigno quando serve (cioè quasi sempre...), che ha marchiato questa esperienza rossoblù per il tecnico di Taurisano. Un percorso da ricordare, già da come è maturato: l'inizio shock ad Ugento e Manduria, contro due delle corazzate del campionato, la prima vittoria dopo ben quattro sconfitte di fila, una lunga squalifica che lo ha costretto a vivere ogni gara lontano dalla panchina, dal campo, dai ragazzi. Tutti variabili che hanno cementato il gruppo, lo hanno abituato al sacrificio, ma più di ogni altra cosa hanno generato la fame agonistica, ciò che ha permesso poi 7 risultati utili su 8 gare (fatta salva l'unica parentesi negativa di Matino), 5 successi e due pareggi, di cui quello casalingo contro la vinvitrice del Girone B (Gallipoli Football) e quello tutto cuore e nervi di Ostuni, all'ultimo respiro. 

Dal 7 dicembre al 16 aprile: 4 mesi intensi di lavoro hanno portato a un risultato in cui pochi ci credevano, ormai. Tu eri tra quelli?
Senza alcun dubbio ero tra quelli. Sembra facile dirlo ore, a bocce ferme, dopo aver raggiunto il traguardo sperato. Io lo pensavo sin dall'inizio, favorito da due fattori principali: una fiducia smisurata che ho avvertito nel momento in cui ho incontrato la società e ho parlato con loro di quello che doveva essere il nostro impegno comune. Ma soprattutto nel momento in cui ho avuto il primo confronto con i ragazzi della rosa, perchè nei loro sguardi ho visto concentrazione e voglia di riscatto. Negli occhi di chi ho incrociato per primo, in questa esperienza a Novoli, ho trovato la speranza per crederci e la forza per lavorare bene.

Testa bassa e sguardo concentrato sul lavoro quotidiano, passione e abnegazione anche al di fuori della panchina. Nella “cura Manco” cosa c'è stato che non si è visto? Qualche segreto, qualche rimpianto, qualcosa che ha rafforzato e unito il gruppo, motivandolo nel rush finale che ha permesso di godere di prestazioni e risultati importanti...
Il lavoro quotidiano ha richiesto massima concentrazione sin dal primo momento, se non altro perchè la classifica ci obbligava a dare una scossa a tutto l'ambiente e urlare a tutti la nostra voglia di fare bene. Purtroppo abbiamo dovuto lavorare intensamente nella prima fase, soprattutto nel forgiare la nostra idea di calcio e farla diventare una mentalità. Ringrazio, proprio per questo, i ragazzi: la loro applicazione e la loro pazienza sono stati fondamentali nella fase in cui i risultati non arrivavano, il fatto che non si sono demoralizzati ha permesso di lavorare meglio sui dettagli, sulle piccolezze che prima si davano per scontate e tutto ciò ha portato a conquistare con merito quanto raggiunto. Oltre che sul campo, infatti, abbiamo dovuto lavorato sull'attenzione, sulla concentrazione, su un atteggiamento diverso, sulla testa: questa è stata la fase cruciale della crescita del gruppo e della squadra, sia a livello fisico che mentale, il tutto maturato di pari passo ai risultati conseguiti.

 

Dalla firma alle delusioni della prima parte del giorne di andata, fino alla svolta di Alborebello e alle belle dimostrazioni di forza contro Massafra, Maglie, Ugento nella parte finale. In questo crescendo di emozioni, quali sono i ricordi che conserverà mister Manco?
Conservo una bella idea di passione, che ho respirato sin da subito. Da quando sono entrato nel Cezzi, la prima volta, per la firma: ho trovato un gruppo di persone e di tifosi, prima che di dirigenti. Una società che incarna lo spirito di un popolo, che vive il calcio in modo veramente viscerale con grande passione e grande apprensione, considerata la voglia di raggiungere presto il traguardo della salvezza. Per quanto riguarda i ragazzi, credo che il momento più emozionante da conservare sono le loro facce al triplice fischio di Alberobello. Vederli felici e soddisfatti ma anche un po' emozionati significa aver toccato le corde del cuore, la determinazione mentale. Per questo considero quella vittoria una svolta in tutti i sensi, da lì in poi questi valori sono diventati la forza maggiore, una piacevole costante, una marcia in più.

Ancora presto per parlare di futuro, lo sappiamo. Ma cosa sente di voler lasciare a tutto l'ambiente novolese dopo questa esperienza così intensa?
Io invece spero di parlare presto di futuro con la società. Di sederci e trovare insieme la giusta risposta a ciò che serve, a ciò che cerchiamo, a ciò che merita questa gente e i tifosi. Il legame che Novoli ha con il calcio è forte, l'ho capito e vissuto nel periodo in cui ho seguito le gare in tribuna per via della squalifica. Ho visto gente soffrire, gioire, legata alla maglia e ad una identità forte. Se riusciamo a capire lo stato d'animo di questa gente, potremmo andare a costruire ciò che serve: unire l'ambizione che non dobbiamo nascondere all'idea di affrontare ogni gara come quella più importante, spronando a dare il massimo, incarnando alla lettera un pensiero che mi piace trasmettere ai ragazzi, sempre. Spero di poter ragionare attorno a questi obiettivi, per lavorare bene e scendere in campo da protagonisti, domenica dopo domenica.

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