Devi vincere!

30.04.2017

Che sarebbe stato un campionato strano e complicato, forse, lo avremmo dovuto capire subito. Probabilmente già da quando Antonio Cocciolo, nel caldo afoso della preparazione di inizio stagione a Lequile, subì quel brutto infortunio che non gli ha permesso di mettere più piede in un campo da gioco. O magari dalla beffa in extremis della seconda giornata, con il Bitonto che festeggiava in mezzo al campo tre punti non meritati e i nostri, in 9, che schiumavano rabbia, per la sconfitta e per un irrispettoso direttore di gara che li etichettava con "siete solo delle zecche”. Era, probabilmente, il segno di un destino che ci avrebbe accompagnato lungo una stagione molto più difficile di altre, da affrontare a denti stretti, di sofferenza, di errori, di problemi. Ma pur sempre di soddisfazioni.

Destino o vicissitudini, nostre e degli altri, che poi sono andate a ricadere sempre su di noi. Dovevamo capirlo guardando il calendario, prima ancora di giocarlo. Perché il Trani, squadra blasonata e dalla storia gloriosa, l’avversario con cui oggi ti giochi la stagione one-shot, in soli 90 minuti, parte con le ambizioni delle grandi, gioca una sola partita al completo e mezzo campionato con la formazione Juniores, costretta suo malgrado a subire risultati tennisitici su ogni campo. Poi riparte dalla prima di ritorno con nuovi dirigenti, nuovi allenatori e una rosa costruita per fare una scalata miracolosa, degna delle più belle imprese sportive, senza considerare, però, che l’unica squadra su 15 partecipanti ad aver giocato ad armi pari, in entrambi i gironi, siamo stati noi. Così come per le prime delle classe Cerignola, Bitonto, Altamura, Casarano, che abbiamo incontrato nei periodi più prolifici ma soprattutto in situazioni cruciali della stagione, con il risultato di aver giocato su tutti i campi a viso aperto, su ogni campo una partita vera, gettandoci nella mischia e accettando la sconfitta ma di sicuro non accontentandoci di rispondere al gioco beffardo del destino con altri giochi, magari di calcoli. Di calcoli, per esempio, non ne abbiamo fatti nemmeno a Molfetta, eppure un solo punticino, quello conquistato dai biancorossi ad Altamura, ha tenuto in vita una squadra fino a quell’ultima sfida che, neanche a dirlo, ci ha messo di fronte.

Sia chiaro, nessun demerito agli avversari. Parliamo soprattutto della nostra stagione, di questa strana stagione, diversa da tante altre in cui il destino e la fortuna hanno spesso litigato dalle nostre parti. Perchè si sa che valgono i valori dei singoli e del gruppo, ma anche la fortuna condiziona i campionati, nel bene e nel male. Di sicuro non sono errori, perché la passione, la voglia, la programmazione è rimasta intatta, se non raddoppiata al pari dell’esperienza in un torneo, il massimo torneo regionale, in cui non possiamo fare paragoni o confronti con nessuno, sia a livello demografico che a livello sociale ed economico. E non saranno di certo errori quelli di credere nei valori, nel gruppo inteso come famiglia, negli uomini anche fuori dal rettangolo di gioco, anche quando qualcuno dimostra con i fatti di non meritare tale nobile appellativo. Ma nel calcio, come nella vita, ognuno sceglie una strada e ciò che conta veramente sono i risultati, i bilanci, i traguardi. I nostri, finora, non ci condannano ma, onestamente, nemmeno ci esaltano. Dovrebbero farlo a prescindere, visto la penuria sportiva che ci circonda, nelle piccole e grandi piazze limitrofe dove il calcio ha scritto storie importanti, ma solo nel passato. Dovrebbero farlo a prescindere se si considera un settore giovanile avviato, piccoli cuori rossoblù sgroppare felici nei campi della regione, famiglie intere che vivono il calcio dilettantistico con passione, ma si sa che a coronare tutto il lavoro di 5 anni servono le vittorie e non le giustificazioni. Il tifoso preferisce gioire che ricordare. Ed è giusto così, perchè come non si misura la sua passione non si deve misurare l'impegno.

Per questo, oggi, bisogna vincere. Per mettere la parola fine a questo periodo sfortunato che sembra proprio non voglia abbandonarci. Perché lo merita la nostra gente, presente sempre in ogni campo al di là del risultato, perché vorremmo continuare a scrivere pagine importanti di storia sportiva, perché lo merita tutta la nostra grande famiglia. In primis la squadra, lo staff, chi da agosto lotta su quei campi che regalno gioiei e dolori ma da cui nessuno riesce a staccarsi. Perché, piccoli e polverosi, sappiamo come si soffre quando il destino beffardo ti sbatte a terra con tutti i tuoi sogni, come nella finale play-out contro i Delfini, o ti esalta fino alla gloria nell’indimenticabile bolgia del “Torino ‘49” di Putignano. Vogliamo continuarle a vivere queste emozioni, senza calcoli come sempre, a viso aperto, fieri e orgogliosi come chi ha preceduto, diventando un esempio per chi verrà. Se esiste un Dio del pallone, ed è giusto, ci riconoscerà questi valori. Se non saremo degni, ci leccheremo le ferite, consapevoli che qualsiasi risultato arriverà, noi abbiamo già vinto. Avanti Novoli, avanti novolesi!

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